LE CAUSE DELL’IPOACUSIA: la più comune è l’usura delle cellule ciliate, per il passare del tempo, o anche per una prolungata esposizione a forti rumori (sul luogo di lavoro, o in discoteca…). Si distinguono due tipi di cellule: le interne e le esterne. Quelle interne sono pochissime: non più di 3.500, e se muoiono non vengono più sostituite. Le esterne sono invece più numerose, circa ventimila, e servono per dare profondità ai suoni (un po’ quello che accade per la messa a fuoco delle immagini raccolte dall’occhio). Se si consumano, la persona percepisce i suoni, ma non li sa definire bene, come avviene spesso negli anziani.
In casi poco frequenti, la sordità può avere un’origine genetica: in questi casi è decisivo accorgersi subito che il neonato è sordo, tramite appositi test, perché interventi tardivi, quando ormai il cervello si è disabituato a percepire i suoni, non danno buoni risultati. E sempre in casi rari, la perdita dell’udito è provocata da un tumore cerebrale benigno, che si chiama neurinoma.
Esiste poi un ventaglio di altre cause, come le infezioni batteriche o virali: il calo dell’udito determinato da un’otite o da altri tipi di infiammazioni può essere combattuto con antibiotici, antivirali e antinfiammatori.
Ancora: a provocare problemi di udito possono essere malattie autoimmuni, che danneggiano il timpano, gli ossicini interni e le cellule ciliate. Oppure può subentrare una crescita «sbagliata» delle ossa intorno all’orecchio, che impediscono a uno o più ossicini di muoversi: in questi casi si parla di otosclerosi, che provoca circa il 10-15% di tutte le forme di sordità e per cui si può ricorrere al bisturi.
Il chirurgo sostituisce la staffa (uno degli ossicini interni), imprigionata dalle ossa del cranio, sostituendola con una microprotesi di teflon. Le tecniche più recenti prevedono l’uso del laser per praticare un piccolissimo foro nella finestra ovale, una delle cavità della coclea. Lì viene inserita la protesi, che grazie alla precisione del laser entra a perfetta misura nel punto giusto.
Con la chirurgia si può eseguire anche la cosiddetta timpanoplastica, ossia la sostituzione di una parte del timpano e degli ossicini danneggiati da un’infezione o da un evento traumatico. Ma i risultati di questo tipo di intervento spesso non sono soddisfacenti, a differenza di quello che avviene per l’otosclerosi, dove la percentuale di successo raggiunge il 90% dei casi.

I principali apparecchi acustici sono:

  • Apparecchi acustici retroauricolari: si applicano dietro l’orecchio. Il suono viene convogliato nel canale uditivo da un raccordo che raggiunge l’interno dell’orecchio. Questi ausili sono usati abitualmente per i pazienti con perdita dell’udito moderata, grave o gravissima. Alcuni tipi di apparecchi acustici retroauricolari sono dotati di due microfoni che consentono di ascoltare i suoni nelle vicinanze o di concentrarsi su suoni che provengono da una direzione specifica. Questa caratteristica può essere particolarmente utile in ambienti rumorosi.
  • Apparecchi acustici intrauricolari: vengono inseriti nel canale uditivo ed un guscio sporge a riempire lievemente l’apertura dell’orecchio esterno. Sono indicati per perdite uditive moderate-gravi.
  • Apparecchi acustici posti nel canale: si inseriscono nel condotto uditivo e sono appena visibili. Questo apparecchio acustico può migliorare una ipoacusia lieve-moderata.
  • Apparecchi acustici posti completamente nel canale: sono modellati per adattarsi all’interno del canale uditivo e possono migliorare una perdita dell’udito da lieve a moderata. Tuttavia, non sono raccomandabili in caso di ipoacusia grave.
  • Apparecchi acustici a conduzione ossea: sono raccomandati per le persone con ipoacusia trasmissiva o ai soggetti che non possono portare un tipo convenzionale di apparecchio acustico. Questo dispositivo è posizionato chirurgicamente a livello dell’osso mastoide. L’apparecchio acustico a conduzione ossea vibra in risposta ai suoni che raggiungono un microfono e trasmette lo stimolo alla coclea, che converte il suono.